“LA BALLA DI FIENO”
Le cose più sono semplici e più riescono a stupirti, perchè in realtà non c’è niente di più complicato della semplicità. Guardo una balla di fieno in mezzo ad un campo… potrei fissarla per ore senza stancarmi!
“IL LECCIO”
Questo è il nostro leccio, che vigila su tutta Villa il Poggiolino! Presta i suoi rami per i nidi degli uccellini e regala le sue ghiande agli scoiattoli. E’ felice di fare ombra agli ospiti che vogliono sedersi ai suoi piedi e attraverso il suo imponete tronco ama raccontare la sua storia.
“ROSA”
Sul tuo comodino ho messo una rosa dal colore rosa… il rosa mi ricorda le favole e voglio che tu ne viva una ogni volta che apri gli occhi, e che tu sia contenta di averla vissuta ogni volta che li chiudi.
Se dico rosa risponde Patrizia… una delle nostre camere.
“COLORI”
Un colore… un’espressione di un sentimento… uno stato d’animo. Le mille sfumature che caratterizzano le foglie che stanno per abbandonare il loro ramo, creano un dipinto naturale che per quanto a lungo possa essere osservato comparirà sempre diverso.
“PREPARATIVI PER L’INVERNO”
Se hai un camino anche il freddo dell’inverno non ti spaventa, anzi non vedi l’ora che arrivi, perchè potrai finalmente riscaldarti davanti al fuoco. Star seduto comodamente in poltrona con un bel libro in mano e con il calore delle fiamme che ti entra nelle ossa è un’immensa goduria che chi ancora non l’ha provata non può capire cosa si perde…
“IL VECCHIO FIASCO”
Non so come ma il vino nel fiasco ha un altro gusto! Ha il sapore di campagna, un sapore informale e sincero, che ti fa sentire in famiglia e ti fa apprezzare ancor di più la cucina casereccia tipica Toscana. E’ vero che il fiasco va riempito con il vino buono, ma quando l’uva viene raccolta nelle vigne della campagna di Firenze caschiamo sempre in piedi.
Alla vostra salute!!!
“ETERNA BELLEZZA”
Spesso ci viene detto che la bellezza è soggettiva, ma in alcuni casi a mio parere questo non è vero… penso che raggiunto un certo livello non si parli più di soggettività, bensì di oggettività. Firenze è una cartolina a tutte le ore del giorno, in qualsiasi condizione meteorologica, e da qualsiasi occhio venga vista. Non esiste una stagione giusta per passeggiare tra le vie della culla del rinascimento, per attraversare il Ponte Vecchio o per ammirare l’incredibile panorama dal Piazzale Michelangelo. Basta poco per stupirsi, ma per quel poco ci è voluto tanto…
“ARTE E PACE”
Molino del Piano è una piccola località nei dintorni di Firenze. Regnano la pace e il silenzio. Puoi dormire e svegliarti veramente riposato.
Dolci trionfi e finissime piegature
Dolci trionfi e finissime piegature è la mostra che ha luogo alla Galleria Palatina di Firenze fino al 7 giugno, un allestimento che ricostruisce il banchetto di nozze di Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia.
Allestire un banchetto per le nozze di colei che sarebbe diventata la regina di Francia non era cosa facile. Ma la corte medicea, grazie al coinvolgimento di geniali scultori, scenografi, ingegneri, artisti e artigiani dell’epoca, fu in grado di stupire qualsiasi casa regnante e il ricevimento, tenutosi in Palazzo Vecchio la sera del 5 ottobre 1600 per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia, fu un vero trionfo.
Di quello storico evento possiamo recuperare il profumo, l’atmosfere e la meraviglia, grazie alla mostra che si terrà fino al 7 giugno alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, con un titolo che sembra un menù: “Dolci trionfi e finissime piegature. Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici“, a cura di Giovanna Giusti e Riccardo Spinelli.
E’ stato possibilericostruire la tavola imbandita il più possibile veritiera e vicina a quella allestita per questo storico evento grazie alle informazioni dettagliate che sono giunte fino a noi tra cui gli allestimenti progettati da Bernardo Buontalenti per la tavola regia e per quelle degli ospiti. Inoltre, la documentazione archivistica relativa a questa cerimonia, conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze ha messo in evidenza il ruolo cardine delle sculture realizzate in zucchero, “alimenti decorativi” concepiti alla stregua di vere e proprie opere d’arte, non a caso esemplificate su prototipi di grandi scultori fiorentini di fine ‘500: tra i quali spiccano i nomi diGianbologna e Pietro Tacca.
Le sculture prodotte per l’occasione, alcune di dimensioni considerevoli (quella che raffigurava Enrico IV a cavallo era alta 115 cm), così come le altre ispirate alle ‘Fatiche d’Ercole’, alle ‘Cacce’ e a temi venatori e pastorali, suscitarono l’ammirazione della regina e degli ospiti, qualificandosi come espressione raffinata della genialità degli artigiani fiorentini che fecero bella mostra di sé in un’occasione, come questa, d’importanza politico-diplomatica senza precedenti per la Corte Medicea.
La mostra trova il suo punto di forza nella riproposta di questi straordinari oggetti in zucchero, dorati e argentati, come in origine, debitamente allestiti nel contesto della tavola, posti a confronto con i modelli originali di riferimento: oggi dovute alla sapiente manualità di Sarah e Giacomo Del Giudice che nella loro Fonderia a Strada in Chianti hanno lavorato seguendo rigorosamente le tecniche di fusione tradizionali.
Altro aspetto importante della cerimonia, e di grande ammirazione da parte degli ospiti convenuti, furono le‘piegature’ delle salviette, frutto anch’esse della straordinaria fantasia e dell’inventiva degli artisti allora deputati a questo singolare artificio compositivo. Anche in questo caso, sono presenti riproduzioni di alcuni esemplari realizzati dal maestro catalano Joan Sallas, che si offrono come documento e trasmissione di un’arte che vide proprio a Firenze, con questo celebre banchetto, il suo apogeo.
Prendendo spunto da tale evento la mostra spazia poi su altre cerimonie e manifestazioni simili, e su altri momenti ufficiali (ingressi in città, cortei, pubbliche manifestazioni) che interessarono la famiglia granducale e gli ospiti di riguardo, esibendo analoghi manufatti, vasellame del periodo, oggetti in cristallo di rocca e pietra dura.
Dolci trionfi e finissime piegature
Luogo: Firenze, Galleria Palatina – Sala di Bona e sale attigue
Orario: Da martedì a domenica, ore 8.15-18.50 Chiusura: tutti i lunedì
Le Botteghe Orafe a Firenze
Sono lì da più di quattrocento anni a fondere, incidere, cesellare, incastonare o decorare per riempire d’oro e d’argento lavorato le madielle di Ponte Vecchio.
Tutto ha inizio nel 1593, quando il granduca Ferdinando I de’ Medici decreta il trasferimento delle botteghe di orafi, argentieri e gioiellieri sul Ponte Vecchio nell’intento di controllare meglio la correttezza dell’operato di questi artigiani. All’oro e all’argento fu affidato il compito di rappresentare e incrementare il prestigio artistico e culturale della Firenze comunale e poi di quella rinascimentale in linea con la concezione unitaria delle arti tipica dell’epoca.
Periodi di crisi e difficoltà non sono certo mancati, eppure gli orafi e gli argentieri sono ancora lì, sul ponte e nelle strade limitrofe, dispersi in tanti microlaboratori dove si lavora ancora a mano secondo antiche tecniche per produrre preziosi d’ogni genere e d’ogni stile, inclusi i grandi capolavori d’argenteria a cesello e a ciappola che dalle vetrine del centro storico e dalle madielle di Ponte Vecchio suscitano universale ammirazione.