By / 10th febbraio, 2015 / Turismo e Territorio / Off

Sono lì da più di quattrocento anni a fondere, incidere, cesellare, incastonare o decorare per riempire d’oro e d’argento lavorato le madielle di Ponte Vecchio.

Tutto ha inizio nel 1593, quando il granduca Ferdinando I de’ Medici decreta il trasferimento delle botteghe di orafi, argentieri e gioiellieri sul Ponte Vecchio nell’intento di controllare meglio la correttezza dell’operato di questi artigiani. All’oro e all’argento fu affidato il compito di rappresentare e incrementare il prestigio artistico e culturale della Firenze comunale e poi di quella rinascimentale in linea con la concezione unitaria delle arti tipica dell’epoca.

Periodi di crisi e difficoltà non sono certo mancati, eppure gli orafi e gli argentieri sono ancora lì, sul ponte e nelle strade limitrofe, dispersi in tanti microlaboratori dove si lavora ancora a mano secondo antiche tecniche per produrre preziosi d’ogni genere e d’ogni stile, inclusi i grandi capolavori d’argenteria a cesello e a ciappola che dalle vetrine del centro storico e dalle madielle di Ponte Vecchio suscitano universale ammirazione.